Ensemble Seicentonovecento China tour, 2011

VIAGGIO MUSICALE IN ITALIA
CON L’ENSEMBLE SEICENTONOVECENTO
[ Musical journey through Italy with Ensemble Seicentonovecento ]

Venezia, Milano, Bologna, Rimini/Wien, Genova, Firenze, Roma, Napoli, Lecce, Catania, Siracusa, Ragusa, Palermo

Beijing Central Conservatory of Music
Tianjin Conservatory of Music

settembre 2011

Conferenze di / Lectures by : Flavio Colusso

con ascolti musicali da : Giovanni Pierluigi da Palestrina, Maurizio Cazzati, Marc-Antoine Charpentier, Antonio Draghi, Antonio Vivaldi

Prima Parte / First Part : dedicated to the origins of Renaissance and baroque music with a lecture and film show of "Palestrina Princeps musicae" (with subtitles in English)

Seconda Parte / Second Part : about the philosophic and practical approach and experience of italian baroque vocal and instrumental music, with photos and listening of CDs.

Concerts by

ENSEMBLE SEICENTONOVECENTO
FLAVIO COLUSSO, conductor and harpsichord

Stefano Bagliano, flauti dritti (recorders)
Fabio Cafaro, violino (violin I) 
Gabriele Politi, violino (violin II) 
Maria Eva Sola, violoncello (cello)
Andrea Damiani, tiorba (theorbo)
Allegati Audio / Video Foto
I
Palestrina princeps musicae è un film musicale di Georg Brintrup prodotto su commissione della televisione tedesca ZDF in collaborazione con il Canale culturale Franco-Tedesco ARTÈ. La colonna sonora, più di quaranta minuti di musica del grande polifonista del Rinascimento è affidata alla mia interpretazione con l’Ensemble Seicentonovecento e la Cappella Musicale di San Giacomo;  girato in Italia, in lingua italiana, con celebri attori italiani fra cui Franco Nero, Remo Remotti, Renato Scarpa.
Il regista tedesco riesce a mostrarci un Palestrina umano, bon vivant, ma anche un uomo tormentato, a volte pieno di sé, profondamente artistico e sinceramente mistico.
Scrive il regista: «Quando Giovanni Pierluigi da Palestrina morì, lasciava ai posteri un’eredità di quasi mille composizioni.

Questo film mira a far percepire il ponte ideale che ci  unisce alla musica del compositore, per mostrare come la eco del suono da lui creato è in grado di impressionare la coscienza moderna. Con l’ausilio della tecnica video ad alta definizione si è cercato di trasmettere la vitalità della sua arte musicale e di far comprendere perché Palestrina fu elevato a “Principe della musica”. Nella cultura occidentale i suoi capolavori sono come gli affreschi di Michelangelo e di Raffaello, i drammi di Shakespeare o le scoperte di Galileo. Di fronte ad essi i rumori e il frastuono del quotidiano contemporaneo si mostrano per quello che sono: una patina di polveri sottili che inquinano la vera forza vitale che è nello spirito dell’uomo. E la musica di Palestrina può risvegliare quella forza: stimolando la fantasia sembra capace di muovere i granelli di polvere, sospesi nei raggi di luce, come se fossero pianeti dell’Universo; di rendere le stelle gocce in un oceano di silenzio; di mutare un edificio del Rinascimento in un’architettura minimalista di oggi».

II
Sicuramente avrete sentito parlare dell’italiano Matteo Ricci: un missionario Gesuita nella Cina della fine del Cinquecento e qui morto nel 1610 con il nome cinese di Xitai Li’ Madou.
La musica è una delle chiavi della profonda stima e amicizia conquistate in Cina dal Ricci, che aveva studiato a Roma al Collegio Romano. Lì insegnava musica il Palestrina.
Quando Ricci arrivò in Cina si trovò davanti ad una cultura ricchissima e antichissima. Imparò la lingua cinese e fu l’artefice di un profondo scambio culturale tra oriente e occidente.
È documentato che Ricci donò all’Imperatore, tra molti altri doni, anche un clavicembalo, e che l’Imperatore gli chiese di insegnare ai suoi eunuchi ad accordarlo, a suonarlo ed insegnare le “nostre canzoni”.

In occasione del IV Centenario della morte di Ricci, abbiamo realizzato a Roma e a Monreale un Concerto, del quale scorrono alcune immagini, dall’emblematico titolo Il tesoro nascosto di Matteo Ricci: per capire gli aspetti musicali dell’incontro del Padre Ricci con la corte del “Figlio del Cielo” bisogna ricordare qual’era il “bagaglio musicale” dei missionari formatisi in seno al Collegio Romano, dunque il Canto gregoriano e la tradizione polifonica romana di Palestrina e di Tomás Luis de Victoria, al servizio della Compagnia di Gesù in quegli anni. A questo fine abbiamo usato la raccolta palestriniana di esercizi e solfeggi a quattro voci Thesaurum absconditum: Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La : titolo particolarmente utile anche per comprendere l’intero sistema notazionale e didattico della musica occidentale composta sui “canti fermi”; questi sono stati messi inoltre in evidenza attraverso raddoppi con campanelli intonati, tipici dell’uso occidentale fin dal Medioevo, e con gong asiatici ugualmente intonati, sicuramente utilizzati anche a scopi simili.
Lo straordinario esercizio dell’esacordo (il numero 6 è l’unico che è compresente nei numeri pari e nei numeri dispari) - insegnato da secoli in Occidente fin dall’intuizione di Guido d’Arezzo di attribuire a ciascuna nota della sequenza della scala musicale il nome delle iniziali dell’inno della Festa di san Giovanni “Ut queant laxis” - si presta mirabilmente all’evocazione dell’eccezionale “incontro” e delle successive lezioni agli eunuchi dell’Imperatore sul clavicembalo donatogli dal Ricci. Forse è proprio fin da allora che è nato in Cina l’interesse per la musica occidentale.

Conclusione : Auguste Rodin, nel suo celebre studio La lezione dell’antico, pubblicato su “Le Musée” fra il 1904 e il 1914, inserisce un suo testamento artistico, del quale riportiamo un breve e significativo passo:
 
«Giovani che aspirate ad essere i sacerdoti della bellezza […] amate con devozione i maestri che vi hanno preceduto. […] L’ammirazione è un vino generoso per gli spiriti nobili. Tuttavia guardatevi dall’imitare i vostri grandi antenati. Rispettosi della tradizione, sappiate distinguere ciò che essa racchiude di eternamente fecondo: l’amore per la Natura e la sincerità. Sono queste le due massime passioni dei geni. Tutti loro hanno adorato la Natura e mai hanno mentito. Così la tradizione vi offre la chiave grazie alla quale potrete sottrarvi alla routine. È la tradizione stessa che vi spinge a interrogare senza tregua la realtà, e che vi impedisce di sottomettervi ciecamente a qualsiasi maestro. […] per l’artista tutto è bello, perché in ogni essere e in ogni cosa il suo sguardo penetrante scopre il carattere, ossia la verità interiore che traspare sotto la forma. E questa verità, è la bellezza stessa. Studiate religiosamente: non mancherete di trovare la bellezza, perché incontrerete la verità. Lavorate con accanimento. […] L’arte esige decisione. […] Esercitatevi senza tregua. Dovete avvezzarvi al mestiere. L’arte non è che sentimento. Ma senza la scienza dei volumi, delle proporzioni, dei colori, senza la destrezza della mano, il sentimento più vivo è come paralizzato. […] Giovani, siate veri. […] L’arte comincia solo con la verità interiore. Che tutte le vostre forme, che tutti i vostri colori traducano sentimenti. […] Nessuna verità interiore, dunque, nessuna arte. […] Non esitate mai a esprimere ciò che sentite, anche quando vi trovate in opposizione alle idee correnti. […] E tuttavia niente smorfie, niente contorsioni per attirare il pubblico. Semplicità, naturalezza! […] I maestri sono coloro che guardano con i propri occhi ciò che tutti hanno visto, e che sanno cogliere la bellezza di ciò che per gli altri spiriti è troppo comune. I cattivi artisti inforcano sempre gli occhiali altrui. Provare emozioni, amare, sperare, fremere, vivere, questo è l’essenziale. Essere uomo prima che artista! […] La vera arte non si cura dell’arte. […] Accettate le critiche giuste. […] Non temete le critiche ingiuste. […] Non perdete il vostro tempo a stringere relazioni mondane o politiche. Vedrete molti vostri colleghi giungere agli onori e alla ricchezza grazie agli intrighi: costoro non sono veri artisti. […] L’artista offre un grande esempio. Adora il suo lavoro: la sua ricompensa più preziosa è la gioia di fare il suo dovere. Attualmente, ahimé, s’inducono gli operai per loro sventura a odiare il proprio lavoro e a sabotarlo. Il mondo sarà felice solo quando tutti gli uomini avranno anime d’artista, ossia quando tutti troveranno piacere nel proprio lavoro».