Vanitas 2024
Mauro Mariani, Il Giornale della Musica - RECENSIONE CLASSICA
"Oratori antichi e moderni per Carissimi 350"
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20 Novembre 2024 [...] Non si poteva perdere l’ultimo concerto, che affiancava l’oratorio Jonas o più precisamente Historia Jonae, uno dei massimi capolavori di Carissimi, alla prima esecuzione assoluta di un altro oratorio, Vanitas 2024, commissionato a cinque compositori di cinque diversi stati europei. [...] Di questa magnifica esecuzione, che rispettava il testo e la prassi esecutiva dell’epoca, aggiungendovi una sensibilità moderna, va dato il merito in primis a Flavio Colusso, che ha diretto l’Ensemble Seicentonovecento e la Cappella Musicale di Santa Maria dell’Anima. [...] Il concerto proseguiva con Vanitas 2024, che in omaggio a Carissimi riproponeva in chiave moderna - evitando il fatale errore dell’imitazione - la forma musicale e la funzione di elevazione spirituale dei suoi oratori. Il progetto è nato da un’idea di Flavio Colusso, che ne ha scritto il testo, traendolo dall’Ecclesiaste e dall’ampia letteratura e iconografia sul soggetto della vanitas, con riferimenti anche all’attualità. Lo stesso Colusso ha composto l’introduzione “Danza di uomini e scheletri” e la conclusione “Tombeau de Carissimi”. I quattro quadri centrali sono stati composti nell’ordine dal tedesco Franz Kaern-Biederstedt, dal greco Joseph Papadatos, dall’austriaco Peter Peinstingl e dall’ungherese Daniel Dobri. L’eterogeneità della musica è certamente calcolata e voluta e viene accentuata dall’alternanza di lingue diverse, latino, italiano, tedesco, greco, ungherese, ebraico. Non mancano momenti suggestivi, che vanno dalla violenza apocalittica alla serenità pastorale con modalità popolari e alla luminosità ultraterrena. Strumenti moderni aggiungono suggestioni alle voci: un deflagrante colpo di gong, poi lasciato risuonare fino all’estinzione, apre e chiude l’oratorio; il suono mistico delle campane tubolari e quello apocalittico del trombone basso scandiscono vari momenti; compare fuggevolmente anche un tamburello basco. Difficile dire se questo pur apprezzabile tentativo di far rinascere l’oratorio come genere musicale contemporaneo avrà un seguito, ma sicuramente il pubblico che affollava la basilica romana di Sant’Apollinare – dove Carissimi fa maestro di cappella per quasi mezzo secolo – lo ha seguito con interesse e ha mostrato la propria approvazione con intensi applausi.