il Lauro del Gianicolo: morte di Riccardo Wagner a Venezia
D’Annunzio, Wagner e Colusso
Antonio Mazza - 16 novembre 2013 - La voce di tutti
[…] credo che nessuno, nel passato come nel presente, abbia mai avuto (o eguagliato) la musicalità di Gabriele d’Annunzio. La sua scrittura ha un timbro tutto particolare, sia nel periodare sia nella frase è come una cadenza, un ritmo, per non parlare delle atmosfere […]. Una partitura musicale che ha il suo culmine ne “La pioggia nel pineto”, mentre nella struttura narrativa la forma melodica si coniuga ad un raffinato estetismo, che improntò tutta la vita di d’Annunzio. Lo si può ben definire uno scrittore liberty e perciò ottima è stata l’idea di ambientare “Il Lauro del Gianicolo: morte di Riccardo Wagner a Venezia”, opera in due atti di Flavio Colusso, nel Casino Nobile di Villa Torlonia. In quella che era la sala da ballo, tutta stucchi, affreschi ed eleganza che anticipano il gusto raffinato della Belle Epoque, Colusso ambienta la sua versione stilizzata de “Il Fuoco”, fra i migliori romanzi del Vate (insieme a “Il piacere”, naturalmente). Venezia è la cornice entro la quale si svolge l’azione, la città-illusione, la città che pur reale ha in sé qualcosa di evanescente, un senso di luce-ombre quale perfetta immagine speculare della passione amorosa. E lo vediamo dall’inizio, l’incontro fra il poeta Stelio e la Foscarina, attrice famosa, che già adombra il mistero, un gioco di rifrazioni verbali ben supportato dalla colonna sonora dal vivo, una musica piena, densa come l’èmpito dei sentimenti che agita i protagonisti.
[…] Colusso ha colto in pieno il senso del messaggio dannunziano, quel suo clima decadente, di palpitante sensualità, sia nella parte scritta, sia nella musica che accompagna ed avvolge i personaggi. La parola cantata si sviluppa seguendo gli eleganti ricami verbali del testo, dove sempre vibra il mistero (“Bellissima creatura notturna, simulacro d’enigmi eterni”, “Al soffio impetuoso la Città di pietra e d’acqua s’è fatta sonora come un organo grandioso”) e, in parallelo, il discorso melodico si accende di toni caldi, con echi tardo romantici. Una trascrizione stilizzata, dicevo all’inizio, dove è solo gestualità fatta di voci e di suoni, a formare una struttura narrativa molto interessante sul piano espressivo.
E’ proprio la sua schematicità a renderla suggestiva, merito degli interpreti, Maria Chiara Chizzoni, soprano (la Foscarina), Luigi Petroni, tenore (Stelio Effrena), Arianna Miceli, soprano (Donatella Arvale), Yoram Chaiter, basso (Daniele Glauro), Alessandro Carmignani, alto, Fabrizio Di Bernardo, basso (gli amici di Stelio, quasi un coro alla greca). E l’Ensemble Seicentonovecento in guisa di formazione da camera, con due pianoforti, violino, chitarra, percussioni, campane: Massimo Felici, Alberto Galletti, Valerio Losito, Antonia Valente. Direttore Gian Rosario Presutti, elementi scenici di Andrea Fogli e regia di Flavio Colusso, che con questo spettacolo ha degnamente celebrato il bicentenario wagneriano e i 150 anni della nascita del Vate (non a caso figura il patrocinio della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” e di “Gabriele d’Annunzio 150”).
Giulia Vannoni - 17 novembre 2013 - La Voce di Romagna
IL DEBUTTO UNA NUOVA OPERA COMPOSTA DA FLAVIO COLUSSO E ISPIRATA AL ROMANZO “IL FUOCO”
Wagner visto da d’Annunzio
[...] E ora Flavio Colusso, autore di musica e libretto, ha tratto dal Fuoco l’opera da camera Il Lauro del Gianicolo. Morte di Riccardo Wagner a Venezia, che ha appena debuttato nello splendido Casino Nobile di Villa Torlonia, la dimora romana di Mussolini trasformata in museo: un modo per rendere omaggio al bicentenario wagneriano e, soprattutto, a d’Annunzio, di cui quest’anno ricorrono il centocinquantenario dalla nascita e il settantacinquesimo anniversario dalla morte.
Colusso riesce a fare un’operazione mimetica rispetto alla lingua dannunziana, e ne traduce la musicalità rendendo espliciti i numerosi riferimenti ai compositori presenti nel testo: da Monteverdi e il madrigale fino a Giordano e Puccini, con palesi riferimenti ad Andrea Chénier e Tosca. In tal modo, sgrana un lessico su cui si stratificano con naturalezza diverse stagioni di musica vocale, senza dare l’impressione di un mero citazionismo, ma amalgamandole in un percorso ben strutturato.
Gli interpreti sanno valorizzare queste suggestioni: soprattutto la coppia protagonista formata dalle due figure – il poeta Stelio e l’attrice Foscarina - che adombrano lo stesso d’Annunzio e la Duse. […] Piccolissimo l’organico strumentale, governato da Gian Rosario Presutti, ma la musica di Colusso vi ricava suggestioni timbriche oltremodo variegate.